Von Der Leyen: “La storia d’Europa è una storia di Rinascimenti.”

La Presidente della Commissione allo SoU: “L’Italia chiese all’UE solidarietà: aveva ragione.” Ottimismo giustificato?

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Interviene anche in italiano la presidente della Commissione europea nel corso dell’incontro annuale organizzato dall’Istituto universitario europeo. “The State of the Union” – questo il nome dell’evento – è stata un’occasione per la presidente per poter ribadire concetti importanti e punti di vista dell’UE nel corso di quelle che sono (si spera) le battute finali della pandemia Covid. Ursula Von Der Leyen inizia subito ringraziando l’Italia e dice: “L’Italia ed il popolo italiano chiesero all’Europa di intervenire ed avevano ragione.” Ed ancora: “L’Unione Europea non è stata progettata per combattere una pandemia, ma l’Italia ha chiesto cooperazione e solidarietà e l’Unione é intervenuta”.

Una pandemia, quella del Covid, che può ricordare l’epidemia di peste del tardo Medioevo: per questo, ribadisce la von der Leyen, Firenze è la città perfetta per svolgere l’incontro. Simbolo dell’inizio del Rinascimento, il capoluogo toscano deve servire da simbolo per ribadire la possibilità di una rinascita oramai non più tanto lontana. Per potervi arrivare, però, c’è bisogno di continuare la campagna vaccinale, senza inciampare e senza incidenti di percorso. L’Europa vaccina 30 cittadini europei al secondo e circa 3 milioni al giorno: numeri da capogiro se confrontati con quelli di Russia e Cina. Poi, nel discorso, la presidente conclude citando don Milani ed il suo ‘I Care’. “Questo deve essere il motto dell’Europa: We Care.”

Ad oggi, però, qual è la situazione europea in merito alla pandemia? Come rendono i vari stati, in numeri e sensazioni, nella risposta alla crisi da Covid?

Partendo dall’Italia, la situazione Covid nel Bel Paese è una di difficile interpretazione. Tra allentamenti sulle restrizioni e dosi somministrate, l’impressione nella penisola è di un lento riavvicinarsi ad una ripresa, soprattutto in vista della stagione estiva. Tra le varie misure, l’attivazione della certificazione Green – utile per viaggiare attraverso le varie regioni italiane – e la quasi totalità della penisola in zona gialla. Ad oggi, sono 20 le regioni che rispecchiano i parametri del minore stato di allerta ;solo Valle D’Aosta in zona arancione. Le attività, in particolare quelle sportive, riaprono più o meno ovunque, a discapito dei contagi ancora esorbitanti e lontani dalle medie dei più virtuosi paesi europei: sono 7 mila 500 i contagi giornalieri nella penisola. Nel frattempo, si accelera anche la corsa alla vaccinazione, con l’approvazione dei nuovi vaccini e l’arrivo di maggiori scorte. Il trio Figliuolo-Draghi-Speranza aveva promesso il raggiungimento delle 500mila dosi di vaccino giornaliere: al 13 maggio, l’Italia ci é arrivata. La curva dei contagi ne risente: l’Italia riprende, tra alti e bassi, a respirare.

Uno sguardo oltremanica

In Regno Unito, invece, Londra sembra starsi lasciando alle spalle il Coronavirus ormai da tempo. Gran parte del merito della situazione britannica è da dare alle vaccinazioni Covid, quasi mai fermatesi sotto la corona. La strategia adottata dal premier Boris Johnson – distribuire la prima dose di AstraZeneca, vaccino prodotto del Regno Unito – di iniziare somministrando almeno la prima dose a tutti, sembra star portando i suoi risultati: con il 52% della popolazione che ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, il paese d’oltremanica ad oggi registra circa duemila nuovi casi giornalieri. Ben lontani dal picco di 68mila casi raggiunto l’8 Gennaio, i numeri inglesi sono un chiaro vantaggio nei confronti delle altre potenze europee, Germania e Francia con un regime di qualche decina di migliaia di nuovi casi giornalieri. La Francia, ad esempio, all’8 Aprile contava la spaventosa cifra di circa 84mila nuovi casi. Diversa la situazione per la Spagna, invece, lontana dal record di nuovi casi del 10 Febbraio – poco più di 100mila nuovi casi – ed ora ad un regime simile a quello britannico. Ritornando in Gran Bretagna, la capitale londinese vive, ad oggi, il boom del post Covid. Per strada, le persone ricominciano a frequentare pub e ristoranti, disponibili al pubblico all’aperto, fatto salvo il mantenimento del distanziamento.

L’Europa si prepara ad affrontare la vita post-Coronavirus con la speranza di arrivare unita e compatta al traguardo. La Von der Leyen è ottimista e guarda all’autunno come data definitiva per tornare alla normalità. La domanda é sempre la stessa: sarà pronta l’Italia?

Di Fabio Carolla, revisione di Rebecca Gnignati.

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